Archittettura

La chiesa di S. Maurizio a Gravellona Toce

 Un gioiello d’architettura, arte e fede da salvare

 

L’architettura, un notevole esempio di stile romanico

La chiesa, in stile pienamente romanico, è ad aula unica. Originariamente orientata canonicamente con abside a est, dal XIX secolo ribaltata con posizionamento dell’ingresso a est e dell’altare a ovest. L’aula è coperta a capriate lignee. In origine l’accesso era garantito da due porte ad arco, oggi occluse, di cui una ancora visibile, sul fronte occidentale, in cui si apre anche una finestrella cruciforme. Il fianco meridionale, l’unico oggi apprezzabile poiché quello settentrionale è coperto da uno strato di intonaco, è ripartito in tre specchiature dai contrafforti laterali e da due lesene, e coronata da una cornice di archetti ciechi. Su questo lato si apre oggi un portale d’accesso alla chiesa dal cimitero, che ha sostituito quello originale, di cui rimane traccia: esso è simile a quello di facciata. Sulla parete meridionale si aprono due ampie finestre rettangolari che sostituiscono quelle romaniche, due delle quali, piccole e con profonda strombatura, sono ancora visibili, anche se tamponate.

Del pregevole impianto romanico resta anche il campanile su cinque piani se-gnati da cornici ad archetti ciechi e fasce di laterizi disposti a dente di sega; le colonnine delle bifore presentano capitelli scolpiti con motivi zoomorfi, geometrici e una testina. Per le caratteristiche architettoniche la torre campanaria è considerata più antica della chiesa e risalente all’XI secolo, mentre la sopraelevazione con la cella campanaria sembra realizzata in due tempi e con caratteristiche murarie differenti: un primo innalzamento è interamente in blocchi squadrati di marmo di Candoglia, un secondo, intonacato, propone una terminazione ottagonale di gusto barocco.

L’interesse del luogo non si esaurisce con l’edificio sacro, ma risiede anche nei resti della struttura fortificata che vi sorgeva accanto, ridotti a rovina secondo quanto si apprende dalle fonti già nel 1310 nel contesto delle lotte tra guelfi e ghibellini, e oggi visibili in forma di brandelli di murature, una delle quali di notevoli dimensioni e spessore, in opera a sacco.